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Milano, il riconoscimento della Giornata internazionale del popolo rom

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Il 17 febbraio è stata depositata al Consiglio comunale di Milano la mozione per il riconoscimento dell’8 Aprile, Giornata internazionale del popolo rom, prima firmataria la consigliera Diana De Marchi, presidente della Commissione pari opportunità.

L’8 Aprile ricorre la Giornata internazionale del popolo rom, il “Romano Dives”. La data ricorda il primo congresso internazionale del popolo rom, tenutosi a Londra l’8 Aprile del 1971, che vide nascere la Romani Union, la prima organizzazione internazionale rom riconosciuta dall’ONU nel 1979. Nell’occasione furono scelti la bandiera dei Rom - una ruota indiana su campo azzurro per il cielo e verde per la terra - e l’inno “Dijelem Dijelem”.


La giornata è occasione di ricordo e di riflessione sulla cultura, sulle tradizioni e sulla storia di un popolo che ha subito secoli di discriminazione e persecuzione, fino al Porrajmos nei campi di concentramento nazifascisti e che ancora oggi è vittima di discriminazione razziale, pregiudizi e subisce condizioni di emarginazione sociale, economica, culturale e politica. Già altri importanti Comuni italiani hanno riconosciuto l’8 Aprile, come Firenze che la celebra dal 2003 o Torino dal 2011.

L’associazione UPRE ROMA, la Consulta Rom e Sinti di Milano, il Movimento Kethane Rom e Sinti per l’Italia ringraziano per l’iniziativa la consigliera De Marchi e i suoi colleghi; sottolineano il valore di questa scelta ritenendo che anche una città come Milano, per storia cultura e tradizioni democratiche, non possa non fare questa scelta e confidano che il consiglio comunale sappia sostenere una scelta importante per l’inclusione della comunità rom milanese che in questo modo vede accettato e condiviso il proprio sentimento di appartenenza alla nostra città.

Consulta Rom e Sinti per l’Italia


La strategia nazionale rom e sinti post 2020, seconda parte

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Il 2020 è l'ultimo anno di attuazione della Strategia nazionale d'inclusione dei rom, dei sinti e dei camminanti 2012 – 2020 comunicazione della Commissione europea n. 173/2011, approvata dal Governo italiano nel febbraio 2012. Sucar Drom, Istituto di cultura sinta e Articolo 3 Osservatorio sulle discriminazioni hanno raccolto l'invito dell'UNAR di indicare le criticità rilevate in questi anni e offrire proposte per la scrittura della nuova Strategia nazionale. La prima parte del documento, inviato alcune settimane fa al Governo, è stata pubblicata qui. Nelle prossime settimane il documento sarà inviato alla Commissione europea con alcune modifiche. Per chi volesse ricevere il documento completo in formato pdf può scrivere a osservatorio@articolo3.org.

La nostra proposta progettuale su cui costruire la nuova strategia nazionale si misura su due concetti: l'antidiscriminazione e l'interazione. L'antidiscriminazione quale motore di cambiamento dalle politiche e dalle pratiche istituzionali fino ad ora attuate. L'interazione quale assioma per costruire un nuovo modo per stare insieme, ridefinendo istituzioni e comunità sinte e rom e le regole della convivenza.


Scrive Zagrebelsky: «il postulato dell'interazione è la necessità delle culture di entrare in rapporto per definire se stesse rispetto alle altre e quindi difendersi dalla mera assimilazione. Ma al contempo è la disponibilità a costruire insieme e a imparare l'una dall'altra. In questa disponibilità a rinnovarsi apprendendo gli uni dagli altri c'è il contrario del separatismo e dell'integrazionismo. L'ethos dell'interazione è anti-fondamentalista ma non relativista. Per avere interazione non basta la tolleranza: occorre che nessuno assuma il monopolio di verità possedute una volta per sempre. Una concezione non cristallizzata della cultura comporta soprattutto che diverse comunità, all'esterno siano aperte al confronto e al mutamento per reciproca confluenza, all'interno rispettino la soggettività dei propri membri e il diritto di decidere autonomamente di restarvi o di uscirne. Così l'interazione è l'unica risposta alla sfida del multiculturalismo conforme ai due pilastri della cultura occidentale: universalismo e individualismo».

L'antidiscriminazione deve confrontarsi con il concetto di uguaglianza che oggi ne limita l'azione. Essere uguali davanti alla leggee nello stesso tempo tutelare la diversità è una sfida ancora oggi da affrontare, perché vedere riconosciuti i propri diritti porta ancora a doversi omologare: la donna ad omologarsi all'uomo, la persona di fede mussulmana di omologarsi al cristiano, la persona appartenente alla minoranza linguistica sinta a doversi omologare alla cultura maggioritaria. Il secondo comma dell'articolo 3 affronta la questione del pieno sviluppo della persona ma l'uguaglianza sostanziale rimane ancora lontana per chi vive nei cosiddetti “campi nomadi” e per la maggioranza delle persone che ancora oggi devono nascondere la propria appartenenza alla minoranza per paura di essere discriminati ed esclusi dalla vita sociale, politica ed economica nei luoghi dove vivono.

In questo contesto il legislatore non sembra più declinare la propria azione dalla Costituzione ma al contrario si preoccupa di legiferare e lasciare alla società civile di porre dubbi sulla sua costituzionalità. Il Governo italiano anche nel 2019 ha ordinato ai Prefetti un censimento su base etnica nei confronti delle persone appartenenti alla minoranza e sono state le associazioni a diffidare i Prefetti nell'attuare un'azione chiaramente discriminatoria nei confronti delle comunità sinte e rom italiane. Ed è per queste ragioni che in Italia e probabilmente in tutta l'Unione, è fondamentale che l'antidiscriminazione sia il motore pulsante della nuova strategia nazionale.

L'UNARETE dovrebbe essere rilanciata aggregando tutte le realtà presenti, implementando le antenne territoriali e superando i blocchi posti oggi da circa la metà delle regioni italiane che di fatto impediscono la possibilità che le singole realtà territoriali si possano attivare all'interno della rete nazionale. Le reti sono però inutili se sono sprovviste di risorse: non serve ad una donna sinta di Rimini sapere che ci sono antenne territoriali della rete regionale nella propria città se poi queste non sono in grado di offrire un servizio appropriato e professionale alle vittime di discriminazione. Proponiamo che venga istituto un fondo ad hoc per supportare le reti regionali e locali direttamente. Inoltre, riteniamo indispensabile che una/due persone siano assunte per ogni regione quali facilitatori/implementatori delle reti.

Il riconoscimento dello status di minoranza rimane una priorità, ovvero il riconoscimento dovrebbe essere a fondamento dell'agire dello Stato italiano. Tutte le associazioni rimangono unite sul bisogno che la Repubblica riconosca alle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom lo status di minoranza. Il Governo attuale si dovrebbe impegnare per attivare un percorso parlamentare in ascolto delle comunità sulle modalità di riconoscimento così come è stato attuato per altre minoranze. L'Istituto di Cultura Sinta sta lavorando per predisporre una nuova proposta di legge semplificando la proposta “Palermo/Federazione rom e sinti insieme” che ha raccolto la quasi unanimità di tutte le realtà associative.

A vent'anni dall'approvazione della Legge 211/2000 che ha istituito Il Giorno della Memoria, rimane una ferita aperta il mancato riconoscimento del Porrajmos, il tentativo di genocidio subito dalle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom durante il fascismo e il nazismo. La Strategia deve prevedere azioni e strumenti per completare il lavoro di ricerca che ad oggi rimane essenzialmente fermo al settembre 1943. Sono necessarie risorse per implementare il lavoro già svolto sul periodo 1920 – 1943, in particolare nella raccolta delle fonti orali ancora presenti e nell'individuazione dei luoghi di internamento sul territorio nazionale non ancora rivelati seppure raccontati in questi anni dalle e dai sopravvissuti. Inoltre, rimane indispensabile la diffusione della memoria nei libri di testo e nella popolazione in generale. Il sostegno alla ricerca storica non deve fermarsi al Porrajmos ma deve offrire risorse per entrare negli archivi e ricostruire la storia della Comunità sinta e rom italiana dal 1400 ad oggi.

L'accesso al lavoro è un tema importante. Le persone appartenenti alla minoranza subiscono discriminazioni nell'accesso alle misure predisposte dalle regioni, province e comuni. Il Nord Italia ha visto pochissime azioni dirette all'accesso al lavoro a favore delle persone appartenenti alla minoranza che in molte realtà vivono ben al di sotto della soglia di povertà: senza servizi igienici, acqua corrente e allaccio a energia elettrica e gas anche in aree comunali. In Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia si trovano le situazioni più gravi. L'assenza dello Stato nella tutela dello spettacolo viaggiante e nel dare respiro alla Legge 337/1968 in particolare per le micro aziende famigliari sta compromettendo un patrimonio storico culturale irripetibile. Il mondo cooperativo è completamente assente nelle azioni a favore degli adulti e dei giovani. La condizione femminile è doppiamente esposta ad esclusioni e discriminazioni. Azioni essenziali sono il coinvolgimento del mondo cooperativo nazionale e il sostegno a progettualità ad hoc che sappiano offrire in un primo momento anche solo un primo approccio al lavoro dipendente. È però necessario dare continuità alle azioni messe in campo perché gli interventi una tantum portano spesso frustrazione sia negli utenti che negli operatori. Deve trovare una soluzione la regolarizzazione delle tante attività di piccolo commercio di materiali ferrosi che rimane a fondamento dell'economia di tante famiglie in tutto il Paese.

La diffusione della cultura prodotta dalle persone appartenenti alla minoranza dovrebbe essere una priorità. Dovrebbe essere istituito un comitato di intellettuali sinti e rom in seno al Ministero della Cultura per predisporre ricerche sull'apporto offerto alla cultura europea dalle persone appartenenti alla minoranza e sulle azioni da attuare per diffondere le espressioni culturali. È poi necessario creare un fondo apposito per implementare le attività di tramandare alle nuove generazioni le arti e i mestieri tradizionali come ad esempio la musica sinta manouche (Django Reinhardt) o la liuteria sinta estrekarija. La proposta che abbiamo condiviso con la Nevo Drom di una carovana di sinti che possa toccare le principali città italiane per diffondere le espressioni culturali rimane una proposta valida.

Stampa e media veicolano un'immagine stereotipata delle persone appartenenti alla minoranza. Le Comunità sinte e rom chiedono: un'informazione corretta e scevra di stereotipi e pregiudizi, una gestione diretta di strumenti d'informazione, una ricerca storica corretta, la diffusione e la salvaguardia degli elementi culturali sia all'interno che all'esterno delle loro comunità, la divulgazione degli elementi culturali propri che hanno contribuito alla costruzione della cultura italiana ed europea in tutte le arti. Proponiamo che venga istituito un osservatorio con persone appartenenti alla minoranza per iniziare un dialogo costruttivo con giornaliste, giornalisti, editori e con i gestori dei social media.

Una priorità rimane la scolarizzazione dei minori. La situazione negli ultimi anni è peggiorata in maniera severa, la dispersione e la mortalità scolastica ha raggiunto i livelli dei primi Anni Ottanta. Una situazione dovuta a molte ragioni ma rimangono indelebili la colpevole inerzia del MIUR e la debolezza degli strumenti indicati nella Strategia nazionale 2012-2020. La metodologia della mediazione culturale che negli Anni Novanta era riuscita ad innalzare il livello di scolarizzazione nelle comunità è stata completamente abbandonata. Le poche progettualità presenti nel Paese rimangono legate alle sensibilità personali presenti in un luogo in un dato momento. In sintesi, le azioni da attuare sono indicate in maniera esaustiva nella Raccomandazione 1557 adottata dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa il 25 aprile 2002. In particolare è necessario assumere insegnanti appartenenti alla minoranza, formare le/gli insegnati, introdurre la didattica interculturale, assumere mediatrici/mediatori linguistici/culturali, implementare la partecipazione delle famiglie, assicurare l'acceso ai fondi per il diritto allo studio (testi, dopo-scuola, eccetera), prevedere lezioni in lingua sinta e romanés, valorizzare i percorsi scolastici nell'accesso al lavoro.

La mediazione culturale è vincente non solo nelle progettualità scolastiche. Questa metodologia si è dimostrata efficace nella promozione delle capacità di convivenza costruttiva in un tessuto culturale e sociale multiforme. Comportando non solo l'accettazione ed il rispetto dell’alterità, ma anche il riconoscimento delle diverse identità culturali e sociali, nella quotidiana ricerca di dialogo, di comprensione e di collaborazione, in una prospettiva di reciproco arricchimento. La mediazione culturale svolge tre funzioni: pratica, comunicativa/formativa e psico-sociale. Favorisce i processi di interazione cercando di eliminare gli elementi di attrito e soprattutto di scontro, ricercando e valorizzando i momenti di condivisione che la società maggioritaria e le società sinte e rom hanno trovato o stanno contrattando insieme, lasciando i momenti di diversità al loro posto. Inoltre, la mediazione culturale tende a non far prevalere una società sull'altra. Considerando che esistono forti squilibri nei rapporti di forza tra società maggioritaria e Comunità sinte e rom. Uno di questi squilibri di potere, forse il più evidente, è il costringere le persone nei cosiddetti "campi nomadi".

L'aspettativa di vita di una persona appartenente alla minoranza è molto più bassa di quella della restante popolazione italiana in primis per chi vive nei cosiddetti campi nomadi. Tale aspettativa si abbassa in maniera più evidente per le persone appartenenti ai Paesi terzi. Ad oggi non vi sono studi su tale questione ma sarebbe utile uno studio che faccia emergere questo dato che è abbastanza evidente nel Nord Italia. La questione non riguarda solo la questione abitativa ma anche l'accesso ad una sufficiente alimentazione e alla possibilità di accedere alle cure sanitarie. Se una donna rimane quasi senza denti a trent'anni è evidente che la sua possibilità di alimentarsi in maniera corretta è compromessa. Molte famiglie possono acquistare carne solo una volta ogni quindici giorni. Tale situazione ha avuto una svolta positiva con il reddito di cittadinanza perché è una misura universalistica e non è quindi ostaggio di un atteggiamento caritativo paternalistico presente nei servizi sociosanitari che inficia l'accesso ai servizi stessi per le persone appartenenti alla minoranza in stato di povertà. Tale atteggiamento dei servizi è una discriminazioneche soffre sia di under-reporting da parte delle vittime che di under-recording da parte degli operatori di polizia e in generale dell'antidiscriminazione. Proponiamo un piano formativo per gli operatori e le operatrici della pubblica amministrazione e delle associazioni e un inserimento nei piani di studio per chi frequenta l'università.

Il superamento dei cosiddetti “campi nomadi” rimane una questione aperta. Riteniamo però un errore impostare in via prioritaria le azioni solo o prevalentemente sulla questione abitativa sia a livello nazionale, regionale e locale. Le ricadute avute sui territori a causa della scelta fatta per esempio dalla Regione Emilia Romagna deve far riflettere: a Rimini il progetto di chiusura dell'area di viale Islanda e la realizzazione di tre/quattro micro-aree è arenato dopo quasi cinque anni dalla progettazione perché non si è lavorato preventivamente per abbassare il livello di pregiudizio e di odio presente nella comunità maggioritaria in senso numerico. Le soluzioni abitative indicate sulla Strategia 2012-2020 sono valide e giustamente varie ma devono essere accompagnate da azioni culturali, sociali e politiche con l'obiettivo di costruire un fronte del noi tra Comunità sinta, Istituzioni, Terzo settore, Comitati, ecc. È da evidenziare che sono necessari nella nuova Strategia strumenti e sostegni per i Comuni dove la Regione non ha messo a disposizione risorse per il superamento dei “campi nomadi”. Sarebbe utile costituire un gruppo di studio per capire gli effetti della azione regionale in Emilia per la regolarizzazione delle aree agricole di proprietà di persone appartenenti alla minoranza. È un tema importante e trasversale in tutto il Nord e parte del Centro Italia.

Proponiamo per la nuova Strategia la creazione di una task-force di quarantadue persone – due per ogni regione – che sappia supportare gli Enti Locali e le Istituzioni territoriali a costruire e implementare azioni e progettualità su ogni singolo territorio provinciale. L'esperienza fatta in meno di due anni per l'implementazione dell'UNARETE ha offerto risultati importanti che hanno visto crescere in solo dodici mesi in maniera esponenziale i casi di discriminazione intercettati. La task-force deve comprendere persone appartenenti alla minoranza*.

Infine, proponiamo per la nuova Strategia di superare il blocco posto da tante Regioni italiane come già proposto per l'implementazione delle reti antidiscriminazione. Proponiamo che i fondi europei non siano vincolati alle linee di indirizzo regionali e che si possano “spacchettare” tra le diverse realtà locali, comuni e/o unioni di comuni, che vogliano costruire progettualità per le persone presenti sui diversi territori. Sarebbe utile una regia snella da parte dell'UNAR che sappia intercettare i bisogni espressi dalle singole realtà territoriali, supportandole nella progettazione e realizzazione degli interventi. Come già proposto alla Commissione europea diventa difficile per una singola amministrazione comunale cimentarsi in grandi progetti. Sarebbe più utile avere risorse per micro progetti anche su base famigliare che sostengano l'impegno dei singoli enti locali.

L'idea di fondo, valoriale ed epistemologica, da cui muovono le proposte che avanziamo è, innanzitutto, il riconoscimento del diritto alla differenza e quindi al riconoscimento dell'alterità come occasione di incontro tra le persone e le culture capace di generare un migliore modo d'essere.


La Presidente di Sucar Drom, Barbara Nardi

Il Presidente dell'Istituto di cultura sinta, Yuri Del Bar

Il Presidente di Articolo 3 Osservatorio sulle discriminazioni, Carlo Berini




* Questo punto è fondante per tutte le nostre proposte. Proponiamo criteri di selezione del personale incentrate sulla conoscenza della lingua sinta o romanés.

Santino Spinelli commendatore della Repubblica

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Santino Spinelli è stato nominato Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Sergio Mattarella. Il neo commendatore ha così commentato "Un sentito ringraziamento al presidente Mattarella per la nomina a Commendatore della Repubblica Italiana. Dedico questo prestigiosissimo riconoscimento a tutto il mio popolo, soprattutto ai giovani rom e sinti".

Nato a Pietrasanta cinquantasei anni fa, Santino Spinelli vive a Lanciano con la sua famiglia ed è noto in arte con il nome di Alexian. Docente universitario, poeta, attore, musicista, musicologo, scrittore e saggista. Ha due lauree ed è il fondatore dell'associazione Thèm Romanó, dell’Alexian Group, della FederArteRom e dell’Orchestra Europea per la Pace, composta da 35 musicisti e 26 coristi.

Santino Spinelliè l'intellettuale rom più importante in Italia e uno dei più influenti in Europa. Lavora quotidianamente in maniera infaticabile per diffondere le diverse espressioni culturali prodotte dalla minoranza linguistica rom e sinta. Questo riconoscimento conferito dal Presidente Mattarella è importante per due ragioni. Viene riconosciuto a Santino Spinelli il valore del lavoro svolto in questi anni. Viene riconosciuto il valore della cultura espressa da rom e sinti di cui Santino è sicuramente l'ambasciatore.

Grazie Santino!


Roma, aiuta i rom poveri

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Cittadinanza e Minoranze chiede aiuto per le persone povere appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom della Capitale. E' aperta una raccolta di fondi per evitare il baratro in cui il coronavirus ha gettato una popolazione abbandonata a se stessa.

Se ci si chiede chi si stia occupando dei rom e dei sinti della capitale, oltre 6 mila persone nei campi, la risposta è: nessuno. Né il Comune (il cui «ufficio rom» risponde che le informazioni sono “riservate”) né la Protezione civile (il cui capo nazionale ha risposto, alla domanda di un giornalista, che «se ne occupa la Protezione civile di Roma» ma non è vero) né la Prefettura e nemmeno l’Ufficio anti-discriminazioni. E l’ospedale Spallanzani ha registrato la morte di un rom, per coronavirus, subito dopo avere – con un apposito e inusitato comunicato – fatto sapere che «allo stato non abbiamo ricoverati di etnia rom».


Deve essere a causa della difficoltà di stabilire l’«etnia» di chi sta morendo di polmonite fulminante, che StanijeYovanovich, rom serbo di 33 anni, non è stato riconosciuto come tale. Viveva in un casa popolare con la moglie e quattro figli, aveva una famiglia numerosa nel campo di via Salviati e ogni giorno andava a trovarli. Eppure dopo la sua morte non ci sono stati tamponi per loro o nel campo, solo l’obbligo di quarantena, ma a quello chi vive nei campi è abituato.

Vigili e poliziotti controllano che nessuno esca o entri, e solo una persona per famiglia può andare a fare la spesa. Ma con che soldi? I rom vivono di piccoli commerci, della raccolta di materiali, di elemosina: ora non hanno più nulla. E nessuno si cura di sapere in che condizioni igieniche vivono dentro il recinto. Segregarli serve solo ai non rom, li cancella dalla vista.

La nostra associazione, che con pochissimi altri lavora da anni assieme a rom e sinti, si chiama Cittadinanza e minoranze. Questa è una minoranza senza cittadinanza, in senso formale, spesso, dal punto di vista pratico, sempre. Se avessimo più fondi potremmo fare, almeno in parte, quel che le istituzioni non fanno. Perciò abbiamo deciso di chiedere donazioni.

Chi vuole può fare versamenti sul conto bancario dell’associazione il cui IBAN
è: IT50V0538703241000035100781 inserendo nella causale «donazione per i rom» e il proprio indirizzo di posta elettronica, così potremo inviarvi il resoconto di quanto raccoglieremo e di come impiegheremo il danaro. L’importo dei versamenti potrà essere portato in detrazione nella Dichiarazione dei redditi allagando copia dell’attestazione del bonifico.

Olimpio Mauso Cari, scomparso un grande artista

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[...] il mio carro si è fermato.
Ma cammino ancora per essere libero
come il vento che scuote il bosco
come l'acqua che scorre verso il mare
come la musica di un violino tzigano.
da Libero come la musica tzigana*

È scomparso Olimpio Mauso Cari poeta, pittore, musicista e scultore. Nato settantasette anni fa sotto una tenda come ha scritto in una sua poesia, Mauso è stato uno degli artisti più completi e più versatili del Novecento. Lascia la compagna, scrittrice e fotografa di origine ceca, Wolftraud Traudi Schreiber de Concini che lo ha accompagnato nel suo poliedrico percorso artistico.

Nato a Saronno conosce durante la sua infanzia e la sua gioventù ancora tutta la bella e dura vita dei sinti di una volta. Si dedica a vari mestieri itineranti, finché nel 1985 conosce Traudi e si stabilisce con lei a Pergine Valsugana in Trentino.

Ho potuto ammirare per la prima volta i quadri di Mauso in Abruzzo quasi vent'anni fa quando ho aiutato Nazzareno Guarnieri ad allestire una mostra di pittura a cui ha partecipato anche il pittore mantovano Angelo “LigaVacche” Proietti. Olimpio aveva da poco pubblicato il suo libro Appunti di viaggio. Tracce di un'infanzia zingara, edito nel 2005 anche in lingua tedesca presso una casa editrice di Vienna con il titolo di Unterwegs. Spuren einer Zigeunerkindheit. Un libro di poesie, racconti e fotografie che attraversavano la sua infanzia. Un libro dove per la prima volta venivano pubblicate le sue sculture di legni “morti” trovati lungo i torrenti, laghi e mari a cui restituiva una nuova anima e vita.

Posso definire Mauso l'artista italiano che più di altri ha investigato il proprio essere sinto attraverso molteplici linguaggi artistici: la musica, la poesia, la pittura e infine la scultura. Appartenente alla minoranza linguistica sinta estrekarija, Mausoè un musicista itinerante fino al 1985 quando sulla tomba di Marc Chagall, a Saint-Paul-de-Vence in Provenza, sente il richiamo alla pittura.


Olimpio deve la notorietà e la fama europea grazie proprio alla pittura. I suoi quadri ti stupiscono per il tratto dolce ma nello stesso tempo ti stordiscono dai tanti colori in cui sono immerse le città ritratte. Ed è proprio la città o meglio l'osservare la città dall'esterno il tema che ha guidato in maniera preponderante il suo cogliere il mondo. Una città chiusa, a volte arroccata, che il pittore guarda da un prato, forse uscendo da un bosco. Una città appuntita e avvolta su se stessa che forse richiama le chiusure e i rapporti spinosi che vi sono tra la città, abitata da gagé, e i sinti che vivono nei prati e nei boschi a fianco di ruscelli.

I suoi quadri, Mauso, li dipinge su un materiale inusuale, il vetro: metafora di durezza e fragilità nello stesso istante. Il suo tratto è dolce, quasi materno, intorno alla città che al contrario si fa spigolosa, pungente. In uno dei suoi quadri più famosi in cielo è dipinto un angelo con le ali di un giallo che supera in splendore anche il colore del sole. Mauso ama il colore e le sue opere sono un caleidoscopio onirico di luci colorate che assumono riflessi unici che colpiscono l'osservatore da qualunque punto stia volgendo lo sguardo.

Dopo la prima mostra, tenuta nel 1987 a Pergine Valsugana, nel Trentino dove ha abitato fino all'ultimo, Mauso ha esposto in tantissime città italiane tra cui Roma e Venezia e poi in tutta l'Austria tra cui Vienna e Insbruck, a Budapest in Ungheria, a Bratislava in Slovacchia, a Bergün, Savognin e St. Moritz in Svizzera, a Cluny, Saintes-Maries-de-la-Mer e Strasburgo in Francia. L'ultima mostra nella sua Pergine Valsugana

Accanto alla produzione artistica ha svolto, sempre con grande passione, anche una vasta attività didattica, insegnando nelle scuole la particolare tecnica della pittura su vetro ma anche facendo conoscere la storia della minoranza linguistica sinta. L’attore e scrittore Pino Petruzzelli lo chiama a Genova ad insegnare nella scuola di teatro e inserisce nel suo libro Non chiamarmi zingaro un ritratto di Olimpio.

Devo ricordare il concerto tenuto a Bolzano nel 2002 a favore dei bambini terremotati del Molise, organizzato da Radames Gabrielli presidente dell'associazione Nevo Drom. Aperto e chiuso da Mauso con due sue poesie: Vai al fiume e Piedi nudi. Il concerto ha visto protagonisti gli U Sinto nella loro formazione originaria con guest stars un Mauso infaticabile, rimasto sul palco a cantare per tutto il concerto. Dal concerto è stato tratto un cd la cui vendita è andata sempre a favore dei bambini del Molise.

Nel 2012 Pietro Marsilli ha curato il catalogo Mi è arrivata un'immagine. Olimpio Cari sculture, Wolftraudde Concini fotografie, compendio del sodalizio umano e artistico tra Mauso e Traudi. Senza di lei forse non potremmo celebrare un artista che ancora oggi è tutto da decifrare per l'ampiezza della sua produzione artistica.

C'è chi ha scritto “E se è stato detto che dopo Auschwitz non si sarebbe più potuto fare della poesia, Olimpio Cari, appartenente ad un popolo vittima dell'Olocausto, dimostra con la sua pittura che i sogni sono ancora possibili”.



*
Sono nato sotto una tenda/ in una notte d'estate/ in un accampamento zingaro/ ai margini della città. / I grilli mi cantavano la ninna nanna/ la luna mi fasciava di raggi d'oro/ e le donne vestivano gonne fiorite./ Sono cresciuto su un carro/ dalle ruote scricchiolanti. / Eravamo ragazzi/ senza ieri e senza domani/ mendicavamo il pane nella pioggia e al sole/ correvamo incontro ai nostri sogni/ alle nostre fantasie nel bosco. / Ora sono diventato grande/ la mia tenda è distrutta/ il mio carro si è fermato. / Ma cammino ancora per essere libero/ come il vento che scuote il bosco/ come l'acqua che scorre verso il mare/ come la musica di un violino tzigano.



Ringrazio Traudi e Radames per l'aiuto offerto nella scrittura del post

Roma, vi chiediamo ancora aiuto

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Siamo arrivati a 11 mila euro grazie alle sottoscrizioni di molti. Dal 26 marzo scorso, quando ancora né il governo, né le regioni né i comuni avevano preso atto che molte persone stavano cominciando a non avere più neppure il necessario per sfamarsi, la associazione di cui faccio parte, Cittadinanza e Minoranze, ha lanciato una richiesta di aiuto. Una artigianale sottoscrizione che in dodici giorni ha raccolto una cifra che, francamente, noi stessi non ci aspettavamo ma, soprattutto, ha immediatamente trasformato quella stessa cifra in aiuti a qualche centinaia di famiglie.

Poca cosa, direte. In effetti, si tratta di piccoli aiuti, al massimo cento euro, oppure, grazie a Nonna Roma, una associazione di volontari amica e sodale, pacchi alimentari portati a oltre cento famiglie rom che vivono in stabili occupati, dopo essere stati scacciati dalla cartiera della Salaria e da Camping River.

Poca cosa. Ma pur sempre qualcosa per tirare avanti mentre i buoni spesa al momento sono ancora solo una sterminata piramide di fogli di carta di domande protocollate sulle scrivanie dei municipi.

La vicenda dei buoni spesa va però raccontata.


Il 31 marzo il governo, con tutte le sue propaggini territoriali, si accorge che le persone cominciano a non avere più i soldi neppure per fare la spesa e stanzia una cifra congrua (rimpolpata in seguito anche da ulteriori integrazioni regionali) a chi farà richiesta compilando un certo modulo.

Il modulo, ben tre fogli, è piuttosto complesso e inoltre bisogna inviarlo online. Naturalmente, così come a scuola non tutti hanno il computer per poter seguire le lezioni (quindi i bambini rom dei campi che andavano a scuola sono stati di punto in bianco privati del loro diritto garantito dalla costituzione) nemmeno tra gli adulti rom le nuove tecnologie spopolano.

Così, la mia associazione assieme ad altre, inizia a compilare quel gran mucchio di carte. Non solo: per ciascuna domanda occorre allegare il documento di identità e poi firmarle. Un lavoro pazzesco cominciato di buona lena.

Noi, nel nostro piccolo, ne abbiamo smaltite un centinaio o forse più ma ora sta arrivando il contraccolpo. I rom che abbiamo aiutato a fare la domanda ora domandano a noi perché a loro ancora non è arrivato un bel niente e se possiamo sollecitare. Ma chi dobbiamo sollecitare? Cosa possiamo fare?

Allora, come muli, andiamo avanti sul ciglio di una strada tutta in salita e Marco riesce a ottenere dal comune un certo numero di mascherine da distribuire nei campi e, udite udite, ben cento colombe pasquali.

Cristina scopre che al campo di Candoni il Municipio 14 ha inviato dei volontari che hanno fatto compilare a tutti un modulo molto semplificato per i buoni spesa, che non implica neanche il controllo dei documenti, dicendo che saranno loro a recapitare i buoni.

Anna continua a riempire moduli, a sollecitare donazioni, e a rispondere impotente ai rom che la chiamano per sapere quando potranno avere il loro buono, che Pasqua si avvicina e non c’è né festa né pranzo per nessuno.

Nino compila bonifici dalla mattina alla sera e il nostro conto è sempre a saldo zero.

Per chi vuole aiutarci a riempirlo di nuovo, almeno un po’, ecco le coordinate: IT50V0538703241000035100781, inserendo nella causale “donazione per i rom” e il proprio indirizzo di posta elettronica per potervi inviare il resoconto di quanto raccoglieremo e di come impiegheremo il danaro raccolto. L’importo dei versamenti potrà essere portato in detrazione nella dichiarazione dei redditi allegando copia dell’attestazione del bonifico.

25 aprile, partigiani sinti e rom

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In tutta l'Europa le persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom parteciparono alla Resistenza per la Liberazione dal fascismo e dal nazismo. In Francia un battaglione partigiano formato da sinti combatté i nazisti supportando lo sbarco in Normandia degli Alleati mentre in Slovacchia sempre un battaglione partigiano formato da appartenenti alla minoranza fermò il contrattacco tedesco a Banska Bystrica durante l'insurrezione dell'estate del 1944.

In Italia, dopo l'8 settembre del 1943, sinti e rom fuggirono dai campi di concentramento dove erano rinchiusi dal settembre 1940. Molti vennero rastrellati dai fascisti e dai nazisti ed inviati nei campi di sterminio, ma alcuni riuscirono a nascondersi e a partecipare alla lotta partigiana anche a costo della propria vita. Altri aiutano da patrioti le formazioni partigiane. Oggi la ricerca è ancora lontana dall'offrire un quadro completo sul ruolo svolto dalle persone appartenenti alla minoranza per la sconfitta del fascismo e del nazismo.

In questi anni per conto dell'Istituto di cultura sinta ho pubblicato un elenco di persone che parteciparono alla Resistenza, aggiornandolo con i dati raccolti da storici e ricercatori. Luca Bravi ha svolto un lavoro importante all'interno del progetto Memors con la raccolta delle fonti orali dei sopravvissuti al Porrajmos. Mentre Irene Rui ed Erasma Vincenzina Pevarello hanno ricostruito l'estremo sacrificio dei Martiri di Vicenza.


Straordinaria è la storia di Amilcare “Taro” Debar (in foto), forse l'unica persona appartenente alla minoranza che ricevette un riconoscimento ufficiale per aver partecipato alla lotta di Liberazione dal nazi-fascismo. Nato a Frossasco (Torino), il 16 giugno 1927, rimane orfano a tre anni e insieme alla sorella Elvira viene accolto prima in un istituto di suore e successivamente nell'orfanotrofio di Racconigi nel cuneese. Nell'orfanotrofio arriva a frequentare la scuola di avviamento professionale e successivamente viene accolto dalla una famiglia Bergia che gli offre un lavoro nella propria cascina.

A diciassette anni, nei primi mesi del 1944, diventa staffetta partigiana nelle Formazioni Garibaldi portando ordini nelle valli cuneesi. Sfugge alla fucilazione e divenne Partigiano combattente con il nome di “Corsaro” nella 48° Bgt. Garibaldi “Dante Di Nanni”, partecipando alla Liberazione di Torino. Finita la guerra viene impiegato presso il comando di polizia di Racconigi dove aveva vissuto gli anni in orfanotrofio. Durante il servizio da poliziotto incontra per caso un fratello, decide di lasciare la divisa e di riunirsi a tutta la sua famiglia con cui ha vissuto fino alla sua scomparsa ottantatreenne il 12 dicembre 2010.

Finita la guerra di Liberazione Taro non ricevette il Certificato al Patriota (Brevetto Alexander ) rilasciato dagli Alleati ne altro riconoscimento per il suo impegno durante la Resistenza. Dovette aspettare che un partigiano, Sandro Pertini, diventasse Presidente della Repubblica per ricevere il riconoscimento ufficiale, probabilmente il Diploma d'Onore attestante la Qualifica di Combattente per la Libertà d'Italia 1943-1945.

L'Istituto piemontese per la Storia della Resistenza conserva una scheda sull'operato di Taro in cui si legge: «Figura molto valida. Un uomo naturalmente capo. Notevole la sua capacità di risolvere i problemi, da quelli quotidiani della sopravvivenza alimentare, alle decisioni operative di guerra».

Il mancato riconoscimento di tanti partigiani appartenenti alla minoranza che combatterono e morirono per la libertà, aiuta a comprendere le difficoltà di oggi nel costruire politiche scevre da discriminazioni nei confronti delle persone povere che vivono nei cosiddetti “campi nomadi”. Stessa sorte l'hanno subita i sopravvissuti dai campi di concentramento italiani, ad oggi nessuna di queste persone ha ricevuto ne risarcimenti ne riconoscimenti dalla Repubblica Italiana, al contrario di quanto successo in Germania.

Di seguito l'ultimo elenco che ho stilato delle persone appartenenti alla minoranza che parteciparono alla Liberazione del loro Paese, l'Italia.

Giuseppe “Tarzan” Catter
Partigiano combattente
Nato in Provincia di Cuneo nel 1923, Giuseppe di mestiere faceva l'orologiaio. Si unì ai partigiani con il nome di battaglia di “Tarzan”. A 21 anni, nel 1944, è stato catturato dai fascisti sul Colle San Bartolomeo, nelle Alpi Liguri. Fu portato ad Aurigo (IM) e torturato affinché parlasse. Tarzan non parlò e venne ammazzato. A lui, eroe partigiano e Medaglia al Valore, fu intitolata la sua Brigata combattente.

Amilcare “Taro” Debar
Partigiano combattente
Nato a Frossasco nel 1927, aveva sedici anni quando entrò come staffetta, nelle Formazioni Garibaldi. Sfuggito alla fucilazione, raggiunse le Langhe, dove divenne Partigiano combattente con il nome di “Corsaro” nella 48° Bgt. Garibaldi “Dante Di Nanni”, partecipando alla Liberazione di Torino. Taro ricevette il diploma di Partigiano dalle mani del Presidente Sandro Pertini.

Renato “Zulin” Mastini
Martire di Vicenza
Nato a Copparo (FE) nel 1924, svolge l'attività di spettacolo viaggiante. Nell'agosto del 1944 con il nome di battaglia “Zulin” entra a far parte nella seconda brigata “Damiano Chiesa” e partecipa ad azioni della "F. Sabatucci". Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Walter “Vampa” Catter
Martire di Vicenza
Nato a Francolino di Ferrara nel 1914, di professione circense, entra a far parte della seconda brigata “Damiano Chiesa” con il nome di battaglia “Vampa”. Il 22 ottobre 1944 la Brigata Nera di Camposampiero irrompe nella sua campina e lo arresta insieme a Renato “Zulin” Mastini, Lino “Ercole” Festini e Silvio Paina. Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Lino “Ercole” Festini
Martire di Vicenza
Nato a Milano nel 1916, di professione musicista-teatrante, entra a far parte della seconda brigata “Damiano Chiesa” con il nome di battaglia “Ercole”. Arrestato il 22 ottobre 1944, insieme agli altri tre Martiri sinti, viene incarcerato a Camposampiero (PD) e torturato dal famigerato fascista Nello Allegro. Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Silvio Paina
Martire di Vicenza
Nato a Mossano (VI) nel 1902, di professione circense entra a far parte della seconda brigata “Damiano Chiesa” grazie al Zulin. Arrestato il 22 ottobre 1944. Insieme agli altri tre Martiri sinti dopo Camposampiero, fu trasferito a Piazzola sul Brenta, nei sotterranei di Villa Camerini trasformati in carcere, dove le SS proseguirono a torturarli. Torture alle quali prese parte anche il federale Vivarelli. Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Giuseppe “Tzigari” Levakovich
Partigiano combattente
Nato a Bue in Istria nel 1902, partecipa alla Guerra in Etiopia. Ritorna in Italia, ma la sua famiglia, in quanto rom, è internata a Mangone (CS). Nell'estate del 1944 sua moglie Vilma viene arrestata e inviata nel campo di concentramento a Dachau. Lui riesce a fuggire ed entra a far parte della brigata “Osoppo” con il nome di battaglia Tzigari. History Channel ha realizzato un documentario.

Vittorio “Spatzo” Mayer Pasquale
Partigiano combattente
Nato a Appiano sulla Strada del Vino (BZ) nel 1927, poeta e musicista. La sua famiglia viene braccata dai fascisti perché sinti, la madre Giovanna con la sorella Edvige vengono arrestate e uccise nel campo di concentramento di Bolzano. Riesce a salvarsi nascondendo la sua appartenenza alla Comunità sinta estrekárja bolzanina e si unisce, diciassettenne, ai partigiani in Val di Non con il nome di battaglia di Spatzo, passero in lingua sinta.

Giacomo Sacco
Partigiano combattente
Racconta Giacomo: “Mi catturarono con altre 17 persone mentre andavo a manghel. Al passo del Turchino ci liberarono i partigiani. Decisi di rimanere con i partigiani, per partecipare alla liberazione di Genova e lottare contro i fascisti e nazisti, condividendo gli ideali dei partigiani. Fui l’unico sinto della brigata e fui usato come staffetta. Venni a conoscenza di un altro sinto combattente che era un capo, visto che guidava gli attacchi.”

Rubino Bonora
Partigiano combattente. Ha combattuto nella Divisione “Nannetti” in Friuli Venezia Giulia

Mirko Levak
Patriota. Scappato dal campo di concentramento si unisce ai partigiani in Istria e in Friuli Venezia Giulia

Fioravante Lucchesi
Partigiano combattente. Ha combattuto tra Modena e Bologna nella Divisione “Modena Armando”

Osiride Pevarello
Patriota. Operò tra Padova e Vicenza.

Vittorio "Thulo" Reinhart
Partigiano combattente. Operò in Piemonte nella zona di Alba in provincia di Cuneo.

Archilio Pietro “Balino” Gabrielli
Patriota. Operò tra Vicenza e Belluno con il nome di “Piero”.

I Leoni di Breda Solini
Gruppo combattente formato unicamente da sinti italiani, fuggiti dal campo di concentramento di Prignano sul Secchia (MO), operò nel mantovano.

Spero che questo elenco possa aiutare l'ANPI a riconoscere in maniera adeguata l'apporto dato dalle persone appartenenti alla minoranza alla Resistenza e possa essere di stimolo alle Istituzione che devono finanziare la ricerca storica e alle Comunità sinte e rom a raccogliere i racconti custoditi dalle persone più anziane. di Carlo Berini

Roma, presentati i dati sulla Campagna aiuta i rom poveri

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Cittadinanza e Minoranze ha girato i ringraziamenti delle circa duecento famiglie rom alle centoquarantuno persone che dal 26 febbraio al 17 aprile hanno fatto affluire complessivamente 14.925,00 euro sul conto bancario dell'associazione. Alle famiglie ad oggi sono giunti euro 13.636,00: euro 8.287,00 a mezzo di bonifici o su postepay per ottanta famiglie; euro 3.360,00 consegnati brevi manu a trentasei famiglie; euro 2.080,00 pacchi di generi alimentari ad altre ottantaquattro famiglie di tre occupazioni, grazie alla collaborazione di Nonna Roma. Inoltre 250 euro sono serviti ad alimentare di carburante per un paio d'ore al giorno per decina di giorni il gruppo elettrogeno di una delle tre occupazioni.


Presentati così i suoi risultati, la Campagna che stiamo conducendo può apparire come un'operazione umanitaria, come beneficenza. Epperò la "ragione sociale" di Cittadinanza e Minoranze è la integrazione degli esclusi nei diritti di citta
dinanza e quindi proviamo a gestirla e a presentarla come un'operazione di infinitesimale giustizia re-distributiva che si propone di porre riparo in sia pure minima misura ai guasti della mancata inclusione di sfortunate minoranze linguistiche.

E' in questa visione che la nostra Campagna prosegue e rinnoviamo l'invito a continuare ad alimentare l'afflusso di risorse sul nostro conto corrente: ottanta famiglie confidano di poter continuare ad alimentare il proprio gruppo elettrogeno e la lista di attesa di chi fa affidamento in un bonifico, già forte di otre cinquanta nominativi, si allunga ogni giorno.

Per informazioni scrivi a ma_brazzo@yahoo.it


Milano, emergenza covid-19

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Rete Rom Milano ringrazia le persone che hanno risposto al primo appello per un aiuto alle Comunità rom e sinte in difficoltà in questa emergenza. Quanto raccolto ha aiutato trenta famiglie povere ma i bisogni sono tanti e la raccolta continua. ReteRom lavora nel tavolo istituito dal Comune di Milano per individuare le situazioni più critiche e intervenire.

Agli inizi di aprile abbiamo lanciato un appello per affrontare quella che abbiamo definito “emergenza nell’emergenza”, cioè la situazione di numerose famiglie rom povere che la macchina degli aiuti raggiunge con difficoltà. Abbiamo raccolto 1675 euro. Non è una cifra straordinaria, ma ci ha consentito, anche grazie al contributo in beni vari ricevuti da altre associazioni, di aiutare 30 famiglie prive di aiuto o con aiuti insufficienti.


Abbiamo finora speso 1300 euro. Abbiamo acquistato e distribuito generi alimentari (pasta, riso, olio, farina, salse, frutta, verdura ecc.), saponi e detersivi, assorbenti, pannolini, medicinali, latte per neonati, acqua ecc. e donato piccole cifre per l’acquisto di bombole di gas per cucinare e gasolio per far funzionare i gruppi elettrogeni per l’illuminazione.

Ma l’emergenza non è terminata. La situazione di molte famiglie rom e sinte in situazioni di emarginazione continua a essere precaria e abbiamo già ricevuto altre richieste di aiuto, alle quali difficilmente potremo far fronte senza il vostro sostegno. Vi chiediamo perciò di continuare ad aiutarci, versando il vostro contributo a:

IBAN: IT20F0359901899050188535126

IBAN: IT81F0335901600100000073273
Utilizzare la causale “Rom: Doppia Emergenza”

Grazie di cuore a tutti quelli che ci aiuteranno, anche a diffondere il nostro appello.
Le associazioni della Rete Rom Milano: Associazione ApertaMente, Associazione di promozione sociale “Fabrizio Casavola”, Associazione UPRE ROMA, Consulta Rom e Sinti di Milano, GRT.

2 agosto 1944, Porrajmos

Scomparsa Marsilia Del Bar, l'ultima sopravvissuta mantovana ai campi di concentramento

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Ieri mattina, 4 dicembre 2020, dopo una lunga malattia è scomparsa Marsilia Del Bar l'ultima mantovana appartenete alla minoranza linguistica sinta sopravvissuta al tentativo di genocidio subito durate il fascismo e il nazismo. Marsilia è nata il 20 gennaio 1942 nella grande famiglia dello spettacolo viaggiante dei De Barrè. É stata una protagonista nella Comunità sinta mantovana fin dalla fine degli Anni Settanta, insieme al marito Rodolfo. Oggi tutta la Comunità sinta mantovana piange la scomparsa di una grande donna che con il suo impegno e la sua tenacia ha offerto a Mantova un esempio di determinazione e fermezza, affrontando con dignità e coraggio le avversità della vita. I funerali si terranno in forma privata lunedì mattina a San Silvestro di Curtatone.

Marsilia nasce nel campo di concentramento per sinti italiani di Prignano sulla Secchia in provincia di Modena dove la sua famiglia è rinchiusa dall'autunno del 1940 quando il Ministero dell'Interno diede l'ordine di internamento di tutti i sinti e i rom italiani. Secondo Giuseppe Landra, responsabile dell'Ufficio studi sulla razza, le persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta potevano “infettare la razza italiana”. All'anagrafe il suo cognome diventa Del Bar. Nel settembre del 1943, dopo l'armistizio, la sua famiglia scappa dal campo di concentramento e vive nascosta fino alla fine della guerra nel modenese e nel mantovano.

Alla fine degli Anni Cinquanta sposa Rodolfo Ornato e insieme formano la grande famiglia dei Del Bar con la nascita di Norma, Davide, Sandro, Nada, Denis, Barbara, Yuri e successivamente con la nascita di nipoti e pronipoti. Marsilia e Rodolfo svolgono per molti anni l'attività dello spettacolo viaggiante nel mantovano e nelle province limitrofe. Durante la crisi economica degli Anni Settanta lo spettacolo viaggiante entrò in una grande crisi e si stabilirono a Mantova iniziando l'attività di commercio di pizzi e di materiali ferrosi. Marsilia si occupava del commercio dei pizzi e di merceria battendo tutta la provincia di Mantova e anche oltre. Un'attività svolta dalla maggior parte delle donne appartenenti alla minoranza. La crisi economica accompagnata dal mancato sostegno dello Stato allo spettacolo viaggiante fecero perdere al Paese un capitale sociale, economico e culturale insostituibile.

A Mantova Marsilia e Rodolfo vivono con altre famiglie sinte mantovane in Strada Bosco Virgiliano. A metà degli Anni Settanta, insieme a don Albino Menegozzo, formano la prima associazione per rappresentare i bisogni della Comunità sinta mantovana. Sono anni difficili e l'impegno di Marsilia e Rodolfo porta ad aprire un primo confronto con il Comune di Mantova per la realizzazione di una piccola area dotata di servizi igienici dove posizionare le carovane e le roulotte delle famiglie appartenenti alla minoranza. Marsilia con il suo temperamento battagliero diventa punto di riferimento tra le donne della comunità.

A metà degli Anni Ottanta, dopo un decennio di incontri con il Comune di Mantova, viene realizzato il cosiddetto “campo nomadi” in viale Learco Guerra, grazie ad un finanziamento regionale. L'area, lontana dalla città e tagliata nel mezzo dal canale di scolo del depuratore, è in terra battuta con una piccola struttura in muratura dotata di due docce e quattro turche a cielo aperto. Marsilia e Rodolfo sono i primi ad entrare nell'area ma capiscono immediatamente che il “campo nomadi” è una forma di segregazione dove non ci può essere un futuro. Vendono la piccola giostra che era loro rimasta e comprano una piccola proprietà in zona Trincerone dove si stabiliscono. Il Comune di Mantova si oppone, ordina all'ENEL di interrompere il servizio di energia elettrica e inizia una guerra legale per cacciarli dalla loro proprietà. Marsilia e Rodolfo non si arrendono e ottengono giustizia in tribunale.

A pochi mesi dalla vittoria in tribunale, il 26 marzo 1989 Rodolfo improvvisamente viene a mancare. Un colpo durissimo per Marsilia che a quarantasette anni rimane sola con sette figli. Yuri che sarà eletto nel 2005 consigliere comunale, è un bambino di undici anni. Lo sconcerto e il dolore pervade tutta la comunità che si stringe a Marsilia. La perdita del marito costringe Marsilia a dover ritornare con tutta la famiglia nel cosiddetto “campo nomadi”. Gli Anni Novanta sono anni di sacrifici per i figli a cui non fa mancare nulla ma anche di gioia per la nascita dei primi nipoti. Sono anni in cui Marsilia non farà mancare il suo impegno politico che porterà nel 1996 alla nascita dell'associazione Sucar Drom con l'obiettivo di dare alla Comunità sinta mantovana uno strumento per la conquista dei diritti di minoranza linguistica.

Alla fine degli Anni Novanta l'associazione si impegnerà per il riconoscimento del Porrajmos. Si raccolgono le testimonianze e si individuano i luoghi d'internamento delle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom in Italia. Marsilia non ricorda nulla di quegli anni in cui era una bambina appena nata ma serba i racconti dei fratelli più grandi, lo zio Jeka e lo zio Mauri che insieme al libro scritto dallo zio Gnugo fanno individuare il campo di concentramento dove da bambini erano internati. Nel 2010 l'associazione Sucar Drom è promotrice della posa della prima Lastra della Memoria dei sinti vittime del Porrajmos nel luogo dove sorgeva il campo di concentramento di Prignano sulla Secchia, ora sede dell'Amministrazione comunale.

L'ultimo atto politico di Marsilia è nel 2013 quando scrive una lettera aperta al consigliere regionale Riccardo Decorato che propone una legge razzista per colpire le persone appartenenti alla minoranza. Una legge che non vedrà mai la luce.

Oggi tutta la Comunità sinta mantovana piange la scomparsa di una grande donna che con il suo impegno e la sua tenacia ha offerto a Mantova un esempio di determinazione e fermezza, affrontando con dignità e coraggio le avversità della vita.

Al dolore della sua scomparsa si aggiunge il dolore di non aver visto le Istituzioni, a partire dal Comune di Mantova, chiedere scusa a Marsilia per aver subito la persecuzione razziale durante il fascismo. La ricordiamo il 27 gennaio dell'anno scorso che seppur provata dalla lunga malattia ha voluto essere presente alla commemorazione del Porrajmos al Binario 1 della Stazione di Mantova dove partivano i treni dello sterminio.

Ciao Marsilia, rimarrai nei nostri cuori.


Associazione Sucar Drom


Scuola, nuova raccomandazione del Consiglio d'Europa

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Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha adottato una nuova Raccomandazione che chiede ai 47 Stati membri di includere la storia della minoranza linguistica sinta e rom nei programmi scolastici e nel materiale didattico. La nuova raccomandazione viene adottata a vent'anni dalla Raccomandazione 4/2000 ancora oggi inattuata in Italia.

La Raccomandazione CM/Rec(2020)2 si focalizza sulla lotta all'antiziganismo, sono infatti i pregiudizi e gli stereotipi presenti nel personale scolastico una delle cause più evidenti dell'insuccesso scolastico dei minori sinti e rom e del perpetuarsi nella società italiani di idee razziste nei confronti delle persone apaprtenenti alla minoranz alinguistica. L'Italia è il paese europeo con il livello più alto di antiziganismo di tutta l'Unione europea.

Per questa ragione il Consiglio d'Europa ritiene fondamentale l'inserimento nella didattica della storia della minoranza e del contributo dato da sinti e rom al patrimonio storico e culturale locale, nazionale ed europeo.

La storia è un efficace strumento per combattere l'odio, la discriminazione e i pregiudizi, la radicalizzazione e la negazione del Porrajmos, il tentativo di genocidio subito da sinti e rom durante il fascismo e il nazismo. Il Consiglio d'Europa ritiene necessario introdurre nella programmazione e nei libri di testo il Porrajmos e le ricorrenze italiane più significative come ne Il Giorno della Memoria ma anche per esempio l'undici settembre data dell'ordine di internamento di tuti i sinti e rom italiani in appositi campi di concentramento.

Il Consiglio d'Europa ritiene altrettanto necessario introdurre nella didattica elementi positivi come il ruolo attivo avuto dagli appartenenti alla minoranza nella lotta di liberazione dal nazifascismo in Italia e in tutta l'Europa.

L'introduzione nella programmazione scolastica questi temi come dell'apporto dato alla cultura italiana aiuterebbe a far comprendere che le persone appartenenti alla minoranza sono parte integrante e interagente della società. 

25 aprile, partigiani sinti e rom

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I sinti e i rom italiani durante il fascismo subirono una violenta persecuzione su base razziale. Intere famiglie furono rinchiuse in appositi campi di concentramento a partire dall'undici settembre 1940. Per tre anni vissero in condizioni estreme come hanno raccontato i sopravvissuti. Una bambina internata nel campo di concentramento a Prignano sulla Secchia era Marsilia Del Bar, l'ultima sopravvissuta mantovana che ci ha lasciato alla fine dello scorso anno. Nel Nord Italia l'armistizio dell'otto settembre 1943 portò i carabinieri ad abbandonare i campi di concentramenti e le famiglie fuggirono

Anni fa conobbi diverse persone sopravvissute al tentativo di genocidio, uno di questi era Giacomo “Gnugo” De Bar (in foto). Insieme tenemmo alcuni incontri pubblici, un corso di formazione per insegnanti e diversi incontri nelle scuole. Gnugo è stato uno degli intellettuali più lucidi della Comunità sinta italiana. Il suo libro Strada, Patria Sinta, edito da Fatatrac alla fine degli Anni Novanta offre al lettore un secolo di storia dei sinti italiani. Ha raccontato della cultura sinta e del suo apporto alla cultura italiana, ha raccontato della persecuzione razziale nel Nord Italia e ha parlato della guerra partigiana.

Grazie ai suoi racconti sulla partecipazione dei sinti alla Liberazione ho iniziato a raccogliere le testimonianze di quanti, sinti e rom, parteciparono in Italia alla liberazione dal fascismo. In tutta Europa sinti e rom parteciparono alla lotta di liberazione come ad esempio in Francia dove un battaglione formato unicamente da partigiani sinti combatté i nazisti supportando gli Alleati nello sbarco in Normandia.

Scrive nel suo libro Gnugo

«Molti sinti facevano i partigiani. Per esempio mio cugino Lucchesi Fioravante stava con la divisione Armando, ma anche molti di noi che facevano gli spettacoli durante il giorno, di notte andavano a portare via le armi ai tedeschi. Mio padre e lo zio Rus tornarono a casa nel 1945 e anche loro di notte si univano ad altri sinti per fare le azioni contro i tedeschi nella zona del mantovano fra Breda Salini e Rivarolo del Re (oggi Rivarolo Mantovano), dove giravamo con il postone che il nonno aveva attrezzato. Erano quasi una leggenda e la gente dei paesi li aveva soprannominati I Leoni di Breda Solini, forse anche per quella volta che avevano disarmato una pattuglia dell'avanguardia tedesca.»

«Erano entrati nel cuore della gente come eroi, anche per il fatto che usavano la violenza il minimo necessario, perché fra noi sinti non è mai esistita la volontà della guerra, l'istinto di uccidere un uomo solo perché è un nemico. Questo lo sapeva anche un fascista di Breda Solini che durante la Liberazione si era barricato in casa con un arsenale di armi, minacciando di fare fuoco a chiunque si avvicinasse o di uccidersi a sua volta facendo saltare tutta la casa: “lo mi arrendo solo ai Leoni di Breda Salini”. Così andarono i miei, ai quali si arrese, ma venne poi preso in consegna lo stesso da altri partigiani, che lo rinchiusero in una cantina e lo picchiarono».

Di seguito l'ultimo elenco che ho stilato delle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom che parteciparono alla Liberazione del loro Paese, l'Italia.

Giuseppe “Tarzan” Catter
Partigiano combattente
Nato in Provincia di Cuneo nel 1923, Giuseppe di mestiere faceva l'orologiaio. Si unì ai partigiani con il nome di battaglia di “Tarzan”. A 21 anni, nel 1944, è stato catturato dai fascisti sul Colle San Bartolomeo, nelle Alpi Liguri. Fu portato ad Aurigo (IM) e torturato affinché parlasse. Tarzan non parlò e venne ammazzato. A lui, eroe partigiano e Medaglia al Valore, fu intitolata la sua Brigata combattente.

Amilcare “Taro” Debar
Partigiano combattente
Nato a Frossasco nel 1927, aveva sedici anni quando entrò come staffetta, nelle Formazioni Garibaldi. Sfuggito alla fucilazione, raggiunse le Langhe, dove divenne Partigiano combattente con il nome di “Corsaro” nella 48° Bgt. Garibaldi “Dante Di Nanni”, partecipando alla Liberazione di Torino. Taro ricevette il diploma di partigiano dalle mani del Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Renato “Zulin” Mastini
Martire di Vicenza
Nato a Copparo (FE) nel 1924, svolge l'attività di spettacolo viaggiante. Nell'agosto del 1944 con il nome di battaglia “Zulin” entra a far parte nella seconda brigata “Damiano Chiesa” e partecipa ad azioni della "F. Sabatucci". Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Walter “Vampa” Catter
Martire di Vicenza
Nato a Francolino di Ferrara nel 1914, di professione circense, entra a far parte della seconda brigata “Damiano Chiesa” con il nome di battaglia “Vampa”. Il 22 ottobre 1944 la Brigata Nera di Camposampiero irrompe nella sua campina e lo arresta insieme a Renato “Zulin” Mastini, Lino “Ercole” Festini e Silvio Paina. Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Lino “Ercole” Festini
Martire di Vicenza
Nato a Milano nel 1916, di professione musicista-teatrante, entra a far parte della seconda brigata “Damiano Chiesa” con il nome di battaglia “Ercole”. Arrestato il 22 ottobre 1944, insieme agli altri tre Martiri sinti, viene incarcerato a Camposampiero (PD) e torturato dal famigerato fascista Nello Allegro. Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Silvio Paina
Martire di Vicenza
Nato a Mossano (VI) nel 1902, di professione circense entra a far parte della seconda brigata “Damiano Chiesa” grazie al Zulin. Arrestato il 22 ottobre 1944. Insieme agli altri tre Martiri sinti dopo Camposampiero, fu trasferito a Piazzola sul Brenta, nei sotterranei di Villa Camerini trasformati in carcere, dove le SS proseguirono a torturarli. Torture alle quali prese parte anche il federale Vivarelli. Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Giuseppe “Tzigari” Levakovich
Partigiano combattente
Nato a Bue in Istria nel 1902, partecipa alla Guerra in Etiopia. Ritorna in Italia, ma la sua famiglia, in quanto rom, è internata a Mangone (CS). Nell'estate del 1944 sua moglie Vilma viene arrestata e inviata nel campo di concentramento a Dachau. Lui riesce a fuggire ed entra a far parte della brigata “Osoppo” con il nome di battaglia Tzigari. History Channel ha realizzato un documentario.

Vittorio “Spatzo” Mayer Pasquale
Partigiano combattente
Nato a Appiano sulla Strada del Vino (BZ) nel 1927, poeta e musicista. La sua famiglia viene braccata dai fascisti perché sinti, la madre Giovanna con la sorella Edvige vengono arrestate e uccise nel campo di concentramento di Bolzano. Riesce a salvarsi nascondendo la sua appartenenza alla Comunità sinta estrekárja bolzanina e si unisce, diciassettenne, ai partigiani in Val di Non con il nome di battaglia di Spatzo, passero in lingua sinta.

Giacomo Sacco
Partigiano combattente
Racconta Giacomo: “Mi catturarono con altre 17 persone mentre andavo a manghel. Al passo del Turchino ci liberarono i partigiani. Decisi di rimanere con i partigiani, per partecipare alla liberazione di Genova e lottare contro i fascisti e nazisti, condividendo gli ideali dei partigiani. Fui l’unico sinto della brigata e fui usato come staffetta. Venni a conoscenza di un altro sinto combattente che era un capo, visto che guidava gli attacchi.”

Rubino Bonora
Partigiano combattente. Ha combattuto nella Divisione “Nannetti” in Friuli Venezia Giulia
Mirko Levak
Patriota. Scappato dal campo di concentramento si unisce ai partigiani in Istria e in Friuli Venezia Giulia

Fioravante Lucchesi
Partigiano combattente. Ha combattuto tra Modena e Bologna nella Divisione “Modena Armando”

Osiride Pevarello
Patriota. Operò tra Padova e Vicenza.

Vittorio "Thulo" Reinhart
Partigiano combattente. Operò in Piemonte nella zona di Alba in provincia di Cuneo.

Archilio Pietro “Balino” Gabrielli
Patriota. Operò tra Vicenza e Belluno con il nome di “Piero”.

I Leoni di Breda Solini
Gruppo combattente formato unicamente da sinti italiani, fuggiti dal campo di concentramento di Prignano sul Secchia (MO), operò nel mantovano.

In questi anni questo elenco è stato ripreso da molti anche dall'ANPI ma ancora adesso non viene riconosciuto in maniera adeguato l'apporto dato dalle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom alla Resistenza. Spero che questo post possa essere di stimolo alle Istituzione che devono finanziare la ricerca storica e alle Comunità sinte e rom a raccogliere i racconti custoditi dalle persone più anziane. di Carlo Berini

Elezioni 2021, sosteniamo Dijana Pavlovic, Toni Deragna e Saska Jovanovic

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L'associazione Sucar Drom, insieme all'Istituto di cultura sinta e all'intera Comunità sinta e rom mantovana appoggiano e promuovono le candidature a Milano di Dijana Pavlovic e Toni Deragna, a Roma di Saska Jovanovic. Invitiamo caldamente tutte e tutti a votare per Dijana, Toni e Saska. Endorsement per Dijana da Pierfrancesco MajorinoSimon WoolleyAlfredo Alietti, Jacopo FoMoni Ovadia e Paolo Rossi.

Siamo al termine di una campagna elettorale intensa che ha visto la partecipazione di tre persone appartenenti alla minoranza linguistica rom e sinta. In particolare è importante la candidatura di Dijana Pavlovic per il consiglio comunale di Milano nelle liste del Partito Democratico per la competenza politica acquisita negli ultimi dieci anni che l'ha portata ad essere riconosciuta come una delle leader più importanti della minoranza in Europa. Dijana insieme a Mattia Sartori delle Sardine ha lanciato la Città Costituzionale ovvero una città dove ogni cittadinə ha pari dignità sociale ed è eguale davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (Articolo 3).

Altrettanto forti sono le candidature di Toni Deragna per il consiglio del Municipio 5 a Milano e la candidatura di Saska Jovanovic per il consiglio del Municipio 6 a Roma. In questa tornata elettorale appoggiamo a Roma anche due persone a noi vicine ma non appartenenti alla minoranza, Roberto Bortone candidato consigliere per il Municipio 5 e Anna Lodesertocandidata per il consiglio comunale sempre a Roma.

La campagna elettorale di Dijana Pavlovic ha puntato su lavoro, sicurezza, casa e pari opportunità. Sulla cosiddetta “questione rom” ha sgombrato immediatamente il campo affermando: "per quanto riguarda rom e sinti stiamo parlando a Milano di 2500 persone, è un numero ridicolo, si capisce subito che il problema non è sui rom, lo smentiamo con i numeri, ma è più grande, sulle periferie in generale. Soprattutto dopo il Covid molte persone che erano già in una situazione di fragilità hanno perso la casa. Esiste un bisogno abitativo forte al quale bisogna rispondere con una stagione nuova di impegno pubblico". Sulla questione tanto dibattuta sulla sicurezza ha affermato che si deve uscire dalla "banalizzazione del tema della sicurezza, intendendola semplicemente come una questione di ordine pubblico. Per me non esiste una sola sicurezza ma ce ne sono tante. C'è quella della persona, che bisogna garantire, quella sociale, ambientale, del lavoro e sono tutte legate. Se ne cade una cadono tutte le altre. Come si può immaginare di garantire la sicurezza alla persona in un contesto ambientale completamente degradato e abbandonato? Sto parlando non solo dei campi irregolari, ma di via Gola, ad esempio, e di altri punti in città. Come si può pensare all’incolumità delle persone in un contesto in cui i diritti non sono accessibili?".

Durante questa campagna elettorale effettivamente diversa dalle altre per tempi e spazi sono state comunque diverse le iniziative che hanno visto Dijana protagonista dal No Nazi Day con Emanuele Fiano, alla presentazione della CittàCostituzionale con Mattia Sartori, fino al dibattito “E il nostro quartiere?” con Bruno Ceccarelli, Marco Cormio, Marina Melloni e ancora gli incontri nei quartieri e nei mercati con la cittadinanza. Dijana ha chiuso la campagna elettorale insieme a Emanuele Fiano Carmela Rozza, Fabio Ceccarelli e Fabio Galesi, ai Nema Problema e Milton Ferdandez in piazzetta Capuana a Quarto Oggiaro per “Milano è Unica, la cultura che combatte e sconfigge le differenze”.

Il rinnovo del consiglio comunale e dei municipi a Milano sono a noi geograficamente e politicamente più vicini. I sondaggi danno vincente Sala, il sindaco uscente sostenuto dal centrosinistra ma la nostra attenzione è concentrata sull'elezione del consiglio comunale e sul consiglio del Municipio 5 a Milano per Dijana e Toni.


Mantova, il genocidio di sinti e rom in una scultura

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Oggi 27 gennaio 2022 è stata inaugurata a Mantova la scultura sul genocidio subito da sinti e rom durante il fascismo e il nazismo. La scultura è stata collocata sul Binario 1 della Stazione Ferroviaria di Mantova dove partivano e transitavano i treni del genocidio. In foto il Vice presidente dell'associazione Sucar Drom Bernardino Torsi e il Sindaco di Mantova Mattia Palazzi scoprono la scultura. Sulla targa collocata sotto la scultura si legge:

27 gennaio 2022, Binario 1 

La scultura dà memoria del genocidio subito dalle cittadine e dai cittadini italiani appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom durante il fascismo e il nazismo.

La fenditura rappresenta la spaccatura creata dalla persecuzione su base razziale iniziata in Italia l’11 settembre 1940.

I triangoli neri simboleggiano i cinquecentomila uomini, donne e bambini perseguitati, deportati, internati, seviziati in orrendi esperimenti medici ed infine sterminati nelle camere a gas e nei forni crematori di Auschwitz - Birkenau.

La scultura è stata ideata dall'artista Luca Dotti e realizzata insieme a Bernardino Torsi, Alberto Rocca e Kaioma Pavan.

All'inaugurazione sono intervenuti il Sindaco di Mantova Mattia Palazzi, il Presidente della Provincia di Mantova Carlo Bottani, il Vescovo di Mantova don Marco Busca e Rino “Marcellino” Casadio a nome della Missione Evangelica Zigana. Hanno presenziato il Prefetto di Mantova Michele Formiglio, il Presidente della Comunità ebraica di Mantova Emanuele Colorni con Licia Norsa, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Mantova Colonnello Antonino Minutoli, la Questora di Mantova Giannina Roatta, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Mantova Andrea Antonioli, l'assessora del Comune di Mantova Alessandra Riccadonna, l'assessore del Comune di Mantova Andrea Caprini, il Presidente del Consiglio comunale di Mantova Massimo Allegretti e il Presidente dell'ANPI Luigi Benevelli. Durante l'inaugurazione hanno suonato musiche sinte Athos Held al violino e Sciato Held alla chitarra.

Di seguito l'intervento di Declis Del Bar a nome della Comunità sinta Mantovana

Il 27 gennaio 2005 il Sindaco di Mantova, Gianfranco Burchiellaro, conferiva l'Edicola di Virgilio alle tre donne sinte mantovane sopravvissute, chiedendo scusa per la persecuzione razziale subita.

Oggi, diciassette anni dopo, siamo giunti ad una nuova tappa importante a Mantova e in Italia per il riconoscimento del genocidio subito da noi sinti e rom durante il fascismo e il nazismo.

La Comunità sinta mantovana ringrazia il Sindaco, Mattia Palazzi, che due anni fa ha lanciato l'idea di apporre la scultura che andremo a scoprire in questo luogo simbolico e ringraziamo l'assessora Alessandra Riccadonna che si è impegnata per realizzare questo momento.

Ringraziamo anche la Comunità ebraica mantovana e ricordiamo Fabio Norsa, scomparso qualche anno fa, che si è speso insieme a Maria Bacchi perché la memoria del genocidio subito dalla nostra comunità non fosse oscurata.

Oggi sappiamo senza più nessun dubbio che il fascismo in Italia e il nazismo in Germania, hanno costruito una propria “scienza razziale” per giustificare prima la persecuzione su base razziale e in seguito il genocidio.

L'undici settembre 1940 il Governo italiano ha ordinato a tutti i Prefetti del Regno d'Italia di arrestare e internare in appositi campi di concentramento tutte le famiglie sinte e rom. Soluzione caldeggiata da Guido Landra nell'articolo “Il problema dei meticci in Europa” pubblicato sulla rivista “La difesa della razza”.

I sinti mantovani sono stati internati nel campi di concentramento di Novi Ligure, Bolzano e Prignano sulla Secchia. Le testimonianze raccolte in questi anni hanno aperto uno squarcio sulla vita nei campi italiani. Nel campo di concentramento di Prignano sulla Secchia c'era il filo spinato, i Carabinieri facevano l'appello due volte al giorno, si mangiava pochissimo e durante l'inverno si soffriva il freddo. Sempre a Prignano ogni mattina gli uomini venivano prelevati e portati a spaccare pietre da usare per la manutenzione delle strade.

Il 9 aprile 1942 il Ministero degli Affari Esteri invia una nota al Ministero dell'Interno in cui si legge:

[...] con recente provvedimento gli zingari residenti nel Reich sono stati parificati agli ebrei e quindi anche nei loro confronti varranno le leggi antisemite attualmente in vigore. Zingari sono considerati non solamente gli zingari al 100% ma anche coloro che hanno una parte di sangue zingaro.

Dopo l'8 settembre 1943 collassa il sistema concentrazionario fascista e le famiglie internate scappano e si nascondono. Ma nel Nord Italia con la formazione della Repubblica di Salò iniziano i feroci rastrellamenti che portarono sinti e rom nei campi nazisti. Grazie alla ricerca svolta dallo storico Luca Bravi insieme all'associazione Sucar Drom oggi sappiamo che sui convogli diretti dall’Italia verso Dachau, Buchenwald, Mauthausen, Ravensbruck, Auschwitz c’erano anche rom e sinti italiani come i Gabrielli, gli Held, i Brajdic, i Levakovich, i Pavan.

Alla sconfitta del fascismo e del nazismo nel 1945 cinquecentomila sinti e rom erano stati sterminati. La metà della popolazione europea sinta e rom era stata uccisa, annientata, divorata nelle camere a gas e nei forni crematori.

La ricerca storica in Italia non è conclusa perché mancano ancora da ricostruire tante storie e individuare tutti i luoghi di internamento. L'associazione Sucar Drom insieme all'Istituto di cultura sinta in questi anni ha pubblicato quattro libri, due mostre fotografiche/documentarie, diversi video e ha realizzato il primo museo virtuale. Inoltre, abbiamo apposto delle targhe dove sorgevano alcuni campi di concentramento. In questi giorni è giunta alla Comunità sinta mantovana la notizia che la Commissione europea ha finanziato un nuovo progetto per continuare la ricerca storica insieme all'Università di Firenze.

Negli ultimi anni in Italia alcune persone equiparano il genocidio subito durante il nazifascismo alle discriminazioni che oggi subiscono molte persone appartenenti alla nostra comunità. In particolare vengono accostati gli attuali “campi nomadi” ai campi di concentramento fascisti e nazisti. E' un grave errore storico e politico perché il genocidio è un evento unico. La sua unicità non deve mai essere messa in discussione.

E' però ineludibile interrogarsi sul valore del Giorno della Memoria in Italia. E' necessario che l'Italia riconosca ufficialmente il genocidio che abbiamo subito come ha fatto la Germania e l'Unione europea. Ma è indispensabile che le Istituzioni e la Società civile si impegnino nel contrasto alle discriminazioni che colpiscono ancora oggi noi persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom.

Primo Levi non si stancava di ripetere 

Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo.

Ecco, è compito di ognuna e di ognuno di noi riconoscere e combattere l'infezione, ovvero la discriminazione che ancora colpisce noi sinti e rom in Italia.



I Sinti nella Liberazione

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La Comunità sinta mantovana ha partecipato per la prima volta alla commemorazione per la Festa della Liberazione a fianco della Prefettura di Mantova, del Comune e della Provincia di Mantova, dell'ANPI e della Comunità ebraica mantovana. L'Istituto di cultura sinta ha pubblicato insieme ad Upre Roma il primo libro sulla partecipazione di sinti e rom europei alla Liberazione dal nazifascismo.

Ogni anno in questo giorno abbiamo pubblicato un post con l'elenco delle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom che parteciparono alla Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. Questo Venticinque Aprile è diverso ed ha un'importanza particolare perché per la prima volta la Comunità sinta mantovana è stata invitata dalla Prefettura di Mantova a partecipare con un intervento alla commemorazione istituzionale per la Festa della Liberazione. Inoltre, l'Istituto di cultura sinta ha pubblicato insieme ad Upre Roma il libro Rom e Sinti nella Resistenza Europea di Angelo Arlati.

L'associazione Sucar Drom ha promosso negli ultimi vent'anni la partecipazione attiva delle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom, in particolare delle e dei giovani. Il primo atto ufficiale fu la pubblicazione delle Nove Tesi che mandò in briciole il primato dell'associazionismo pro rom e sinti e spalancò le porte alla partecipazione diretta con l'elezione di Yuri Del Bar al consiglio comunale di Mantova, la corretta informazione promossa da questo spazio dal 2005, la costituzione del Comitato Rom e Sinti Insieme e poi della Federazione Rom e Sinti Insieme, la nascita di un associazionismo sinto e rom diffuso su tutto il territorio nazionale, il riconoscimento della storia del genocidio durante il nazifascismo e dei luoghi dell'internamento in Italia, la lotta alle discriminazioni, ecc. Tanta storia costruita sulla spinta propulsiva della Comunità sinta mantovana che attraverso Sucar Drom ha contagiato tante Comunità locali sinte e rom in tutto il Paese.

Oggi è stato fatto un ulteriore piccolo passo. L'intervento della Comunità sinta mantovana, in video, alla commemorazione istituzionale per la Festa della Liberazione a fianco della Prefettura di Mantova, del Comune e della Provincia di Mantova, dell'ANPI e della Comunità ebraica mantovana. Nicholas Casagrande in rappresentanza della Comunità è intervenuto alla commemorazione ricordando i nomi dei sinti che hanno partecipato alla Resistenza, in alcuni casi donando la loro vita, e che hanno legami con il nostro territorio. Promuoveremo questo passo nelle Comunità sinte e rom in tutta Italia perché possano essere partecipi ad un momento fondamentale del nostro essere cittadine e cittadini. A Mantova dobbiamo ringraziare l'ANPI con il suo presidente provinciale Luigi Benevelli, Emanuele Bellintani ANPI Felice Tonazzi ed Emanule Colorni presidente della Comunità ebraica mantovana che si sono prodigati nella sensibilizzazione del Prefetto di Mantova.

Questo anno non pubblicheremo l'elenco dei sinti e rom che parteciparono alla Resistenza perchè abbiamo dato alle stampe con l'associazione Upre Roma del libro Rom e Sinti nella Resistenza Europea di Angelo Arlati. In tutta l'Europa le persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom parteciparono alla Resistenza per la Liberazione dal fascismo e dal nazismo. In Francia un battaglione partigiano formato da sinti combatté i nazisti supportando lo sbarco in Normandia degli Alleati mentre in Slovacchia sempre un battaglione partigiano formato da appartenenti alla minoranza fermò il contrattacco tedesco a Banska Bystrica durante l'insurrezione dell'estate del 1944.

In Italia, dopo l'8 settembre del 1943, sinti e rom fuggirono dai campi di concentramento dove erano rinchiusi dal settembre 1940. Molti vennero rastrellati dai fascisti e dai nazisti ed inviati nei campi di sterminio, ma alcuni riuscirono a nascondersi e a partecipare alla lotta partigiana anche a costo della propria vita. Altri aiutano da patrioti le formazioni partigiane. Oggi possiamo offrire con il libro di Angelo Arlati un primo quadro completo sul ruolo svolto dalle persone appartenenti alla minoranza per la sconfitta del fascismo e del nazismo in Europa. E' un momento emozionate dopo sei anni che Carlo Berini ha posto questo tema a livello nazionale scrivendo su U Veltoi nomi dei sinti e rom che diedero il loro contributo alla Liberazione dell'Italia dal nazifascismo.

Il consiglio direttivo di Sucar Drom

La memoria contro la discriminazione

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Nei giorni scorsi, a Roma, si è tenuto il kick off meeting del progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination). Finanziato nell’ambito del Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea, nei prossimi 20 mesi vedrà la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, l’Università di Firenze, Sucar Drom e Associazione 21 Luglio impegnate per ricostruire la memoria della discriminazione e persecuzione che le persone appartenenti alla minoranza rom e sinta subirono durante il nazi-fascismo e, attraverso questo, costruire una società più inclusiva oggi.

La conservazione della memoria storica è fondamentale per promuovere politiche volte a rafforzare l'inclusione perché sottintende un riconoscimento di piena cittadinanza. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda gli eventi che riguardano le popolazioni perseguitate, comprese quelle vittime di genocidio da parte dei regimi nazifascisti.

In Europa, la persecuzione e lo sterminio dei sinti e dei rom attuato da fascisti, nazisti e collaborazionisti del Terzo Reich, ha causato la morte di almeno 500.000 persone; Auschwitz fu l’ultima tappa di questo percorso di eliminazione fisica per motivi razziali.

È proprio partendo dal ricordo delle discriminazioni subite dalla minoranza nel passato, che si può contribuire a lottare contro la discriminazione che li colpisce ancora oggi, a fronte di molti degli stereotipi dannosi utilizzati in quel periodo storico, sopravvissuti nonostante l'avvento dei sistemi democratici.

L’obiettivo del progetto è approfondire con ulteriori ricerche la memoria di quel periodo, attraverso anche la storia di persone perseguitate, riportando questo materiale nel sito porrajmos.it, il primo museo virtuale virtuale del Porrajmos in Italia che, oltre ad essere aggiornato da un punto di vista contenutistico, lo sarà anche dal punto di vista grafico. Tutti i materiali saranno inoltre tradotti in lingua inglese per rendere questo museo accessibile anche fuori dall’Italia e consentire così una diffusione della memoria storica di questo sterminio.

A partire dalla ricerca e dal sito, saranno poi costruiti una serie di toolkit a beneficio di alcune categorie professionali che hanno un peso decisivo nel percorso di integrazione di rom e sinti; tra questi i docenti, i decisori politici, ma anche tutta la società civile.

Infine saranno organizzate alcune passeggiate in luoghi della memoria che, più di altri, hanno segnato un passaggio drammatico nell’opera di sterminio di queste popolazioni.

Costruire memoria del ieri, quindi, per combattere le discriminazioni oggi.

Sucar Drom, la Settimana della Memoria

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L'associazione Sucar Drom invita a partecipare alle iniziative organizzate a Roma e Mantova per la Settimana della Memoria. Negli ultimi venticinque anni Sucar Drom si è impegnata nel raccogliere testimonianze e documenti sulla persecuzione e il genocidio di sinti e rom nel periodo fascista e nazista in Italia con l'obiettivo di raccontare quanto avvenuto e trasmettere la consapevolezza di quanto diritti umani e libertà civili, conquiste in molti casi figlie di quel drammatico periodo storico, siano fondamentali, vadano difesi e ne vadano affermati sempre di nuovi.

Quest'anno rinnoviamo il nostro impegno, insieme alla Comunità sinta mantovana e l'Istituto di cultura sinta, organizzando due eventi durante la Settimana della Memoria:

24 gennaio, convegno Dall’antiziganismo al genocidio: lo sterminio dei sinti e dei rom, Sala Alpi, Via Monti di Pietralata 16 a Roma dalle ore 11.00;

27 gennaio, Commemorazione delle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom vittime del genocidio perpetrato dal fascismo e dal nazismo, Binario 1 della Stazione Ferroviaria di Mantova, Piazza Don Leoni a Mantova dalle ore 16.00.

Il convegno a Roma, organizzato all'interno del progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination) insieme a Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, l’Università di Firenze e Associazione 21 Luglio, sarà l'occasione per presentare una versione completamente aggiornata (sia graficamente che nei materiali presenti) del primo museo virtuale del genocidio di sinti e rom realizzato nel 2013 da Sucar Drom insieme al prof. Luca Bravi dell'Università di Firenze. Il museo rinnovato sarà visitabile dal 24 gennaio all'indirizzo www.porrajmos.it. Al convegno interverranno: Luca Bravi, Università di Firenze; Luca Dotti, Sucar Drom; Dzemila Salkanovic, Associazione 21 Luglio; Dijana Pavlovic, Movimento Kethane; Gennaro Spinelli, Ucri; Graziano Halilovic, Roma Onlus; Yuri Del Bar, Istituto di cultura sinta; Radames Gabrielli, Nevo Drom; Roberto Bertone UNAR; Senada Ramovski studentessa universitaria.

La commemorazione al Binario 1 della Stazione ferroviaria di Mantova sarà l'occasione per ribadire la memoria delle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom vittime del genocidio perpetrato dal fascismo e dal nazismo. Un momento istituzionalizzato da diversi anni che vede la Comunità sinta mantovana intervenire per ricordare come l'antiziganismo abbia portato al genocidio, durante il fascismo e il nazismo. Interverrà una rappresentante della Comunità sinta mantovana e i rappresentanti delle Istituzioni mantovane. L'anno scorso è stata scoperta la scultura (in foto) dell'artista Luca Dotti, realizzata con Bernardino Torsi, Alberto Rocca e Kaioma Pavan.

La persecuzione su base razziale delle persone sinte e rom italiane durante il fascismo e il nazismo è rimasta in Italia per decenni colpevolmente avvolta nell’oblio. La ragione è da ricercarsi essenzialmente nell'antiziganismo ovvero in quel pregiudizio su base razziale o culturale che colpisce le persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom. L'antiziganismo si esprime ancora oggi attraverso il silenzio sulla storia della minoranza linguistica sinta e rom, la stigmatizzazione, i discorsi di incitamento da odio, la segregazione, la violenza e diverse forme di discriminazione anche istituzionali. La stessa Commissione europea ha rilevato che l'Italia è il Paese dove si registra il più alto grado di antiziganismo d'Europa.

Roma, dall’antiziganismo al genocidio: lo sterminio dei sinti e dei rom

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Si terrà a Sala Alpi, Via Monti di Pietralata 16 a Roma dalle ore 11.00 il convegno Dall’antiziganismo al genocidio: lo sterminio dei sinti e dei rom organizzato da Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, l’Università di Firenze, Sucar Drom e Associazione 21 Luglio, all'interno del progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination). Finanziato nell’ambito del Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea

Il convegno è l'occasione per presentare una versione completamente aggiornata (sia graficamente, che nei materiali presenti) del primo museo virtuale del genocidio di sinti e rom che racconta della persecuzione di queste popolazioni durante il fascismo e il nazismo. Una ricostruzione ampia e dettagliata, con storie e documenti, di come dall’antiziganismo si sia arrivati al genocidio.

Interveranno: Luca Bravi, Ricercatore Università di Firenze; Luca Dotti, Sucar Drom; Dzemila Salkanovic, Associazione 21 Luglio; Dijana Pavlovic, Movimento Kethane; Gennaro Spinelli, Ucri; Graziano Halilovic, Roma Onlus; Yuri Del Bar, Istituto di cultura sinta; Radames Gabrielli, Nevo Drom; Roberto Bertone UNAR; Senada Ramovski studentessa universitaria.

La conservazione della memoria storica è fondamentale per promuovere politiche volte a rafforzare l'inclusione perché sottintende un riconoscimento di piena cittadinanza. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda gli eventi che riguardano le popolazioni perseguitate, comprese quelle vittime di genocidio da parte dei regimi nazifascisti.

In Europa, la persecuzione e lo sterminio dei sinti e dei rom attuato da fascisti, nazisti e collaborazionisti del Terzo Reich, ha causato la morte di almeno 500.000 persone; Auschwitz fu l’ultima tappa di questo percorso di eliminazione fisica per motivi razziali.

È proprio partendo dal ricordo delle discriminazioni subite dalla minoranza nel passato, che si può contribuire a lottare contro la discriminazione che li colpisce ancora oggi, a fronte di molti degli stereotipi dannosi utilizzati in quel periodo storico, sopravvissuti nonostante l'avvento dei sistemi democratici.

Per contatti: Andrea Oleandri 339 579 9057






25 aprile, i sinti nella Resistenza

RemAgainstDisc, superare la discriminazione subite da rom e sinti: i toolkit per insegnanti, assistenti sociali e decisori politici

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Combattere gli stereotipi e i pregiudizi attraverso la conoscenza della storia, ma anche degli elementi culturali che caratterizzano rom e sinti. È questo il modo in cui è possibile superare le discriminazioni istituzionali verso queste persone. Per questo Associazione 21 Luglio, Sucar Drom, Università di Firenze e Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili hanno lavorato e pubblicato tre toolkit rivolti a insegnanti, assistenti sociali e decisori politici.

La pubblicazione di questi materiali rientra nell’ambito del progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination), finanziato dal Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea. Dopo aver proceduto ad una fase di ricerca relativa allo sterminio di rom e sinti e aver fatto confluire questi materiali nel rinnovato museo virtuale “Dall’antiziganismo al genocidio”, con questi toolkit si passa dalla memoria storica all’azione.


INSEGNANTI

Promuovere la comprensione di come il pregiudizio in atto nei confronti di Rom e sinti affondi le sue radici nel trattamento storico riservato loro dalle dittature nazista e fascista, ma anche nei primi anni della Repubblica, attraverso ad esempio l’istituzione delle classi speciali “Lacio Drom” serve ad aumentare la conoscenza di quel periodo per superare i pregiudizi odierni. Promuovere politiche scolastiche che affrontino le discriminazioni istituzionali consente così di favorire il successo scolastico degli studenti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese


ASSISTENTI SOCIALI

Fornire un'adeguata conoscenza di come i pregiudizi attuali derivino dal periodo delle dittature nazi-fasciste, in in particolare sull'inadeguatezza delle madri rom; fare in modo che questa ricostruzione storica, accompagnata da una maggiore conoscenza di alcuni elementi culturali, possa entrare nel merito della valutazione fatta da questi professionisti sul benessere dei bambini rom e sinti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese


DECISORI POLITICI

Sensibilizzare su come i mega-campi presenti in alcune città italiane rispondano ai principi di concentrazione e di esclusione praticati durante il nazifascismo. Offrire soluzioni per promuovere una diversa politica abitativa e garantire il diritto alla casa delle persone rom e sinti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese

RemAgainstDisc, nuovo incontro intermedio del progetto

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Lo scorso 30 giugno si è tenuto un nuovo incontro intermedio nell’ambito RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination). Finanziato nell’ambito del Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea, nei prossimi 20 mesi vedrà la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, l’Università di Firenze, Sucar Drom e Associazione 21 Luglio impegnate per ricostruire la memoria della discriminazione e persecuzione che Rom e Sinti subirono durante il nazi-fascismo e, attraverso questo, costruire una società più inclusiva oggi.

L'incontro, moderato da Andrea Oleandri in rappresentanza dell'associazione che coordina il progetto, ha visto inizialmente una discussione sul lavoro svolto finora, sui risultati e sui feedback ricevuti. In particolare, è emerso come la ricerca e soprattutto il rinnovamento del museo virtuale siano stati molto apprezzati all'interno delle comunità per la qualità della narrazione e le modalità di realizzazione.

Sono stati poi discussi i work package ancora aperti e lo stato dei lavori. In particolare, tutti i toolkit e i booklet sono stati realizzati e pubblicati in linea con il calendario del progetto e sono iniziate le attività di divulgazione. Si è tenuto il focus group con gli insegnanti e sono stati raccolti importanti feedback. Il lavoro di divulgazione riprenderà a settembre con diversi incontri in varie scuole. Prosegue il lavoro con i decisori politici. Un primo incontro si è tenuto alla fine di marzo e altri sono previsti nelle prossime settimane. Per quanto riguarda gli incontri con gli assistenti sociali, anche questi partiranno nel mese di settembre in diverse città italiane. 

Sempre a settembre si terranno due incontri con i rappresentanti di case editrici scolastiche e universitarie, al fine di presentare una scheda di approfondimento sullo sterminio di rom e sinti, realizzata dal Prof. Luca Bravi dell’Università di Firenze, con la richiesta che la stessa sia pubblicata nei diversi testi.

Mentre tra ottobre e novembre si terranno le passeggiate della memoria in alcuni luoghi simbolo della persecuzione e dello sterminio di rom e sinti. In particolare nel campo di concentramento di Prignano Sulla Secchia, a Roma e alla Risiera di San Saba a Trieste.


L’importanza di parlare di Porrajmos nei libri scolastici

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Sono circa 500.000 le persone rom e sinte uccise dai regimi nazifascisti. Da molti questo genocidio viene chiamato Porrajmos. Nonostante le sue dimensioni, la memoria storica di quegli eventi è poco conosciuta e non ha aiutato a costituire un patrimonio collettivo che consentisse di prevenire discriminazioni e stereotipi verso queste persone che, anche se in forme diverse, sono sopravvissute alla fine dei regimi totalitari del ‘900. L'inserimento nei libri scolastici di riferimenti specifici al Porrajmos è un passaggio fondamentale. 

Il progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination), finanziato nell’ambito del Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea, e a cui lavorano la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, l’Università di Firenze, Sucar Drom e Associazione 21 Luglio, ha tra i suoi obiettivi proprio questo.

Uno degli interventi previsti ha riguardato la sensibilizzazione verso case editrici che pubblicano libri per scuole di ogni ordine e grado e per le università, affinché nei testi scolastici sia presente un riferimento specifico a cosa fu il Porrajmos. 

Il Prof. Luca Bravi, ricercatore dell’Università di Firenze ha, a tal proposito elaborato il testo che segue:

Il Porrajmos

Notte del 2 agosto 1944, Birkenau, “campo degli zingari” (Zigeunerlager, settore BII-E). Fino al giorno prima regnava il rumore della vita, seppur in un campo di sterminio, nell’area del Lager destinata a rom e sinti, una minoranza linguistica giunta in Europa dall’Asia a partire dal XIV secolo e oggetto di antichi pregiudizi: allo Zigeunerlager insieme vivevano, e aspettavano di morire, migliaia di famiglie. Ora non c’è che il silenzio: in una sola notte i nazisti hanno “liquidato” il campo, sterminando i suoi internati. Oltre quattromila uomini, donne e bambini sono stati assassinati prima dell’alba. Nonostante questa scena e altre analoghe viste in tutta Europa siano rimaste a lungo nei ricordi degli altri internati e nelle testimonianze dei pochissimi sopravvissuti sinti e rom, e a dispetto della vasta documentazione di questo altro sterminio, la vicenda dei rom e sinti ad Auschwitz rappresenterà a lungo una memoria assente: quando tutto finirà si farà fatica a studiare e a riconoscere un evento tragico e radicale tanto quanto la Shoah: il Porrajmos.

La parola Porrajmos significa “divoramento”, ed è utilizzata per indicare lo sterminio di rom e sinti subito prima e durante la seconda guerra mondiale: si stima che 500.000 di loro siano stati assassinati dopo essere stati perseguitati dalla Germania nazista per due ragioni diverse e convergenti: inizialmente erano ritenuti “asociali”, successivamente sono stati considerati, come gli ebrei, “razzialmente inferiori”, e per questo cacciati e annientati.

Anche l’Italia fascista prima e la Repubblica sociale italiana poi, espellendo, respingendo, internando e deportando rom e sinti per anni, ha partecipato al Porrajmos.

Le risorse online proposte:

Il sito del museo virtuale delPorrajmos

La storia dello Zigeunerlager diAuschwitz Bikenau

Lo sterminio di rom e sinti

Visita al blocco 13 del Museo Stataledi Auschwitz

In occasione di un incontro svoltosi proprio all’Università di Firenze, a cui hanno partecipato diversi responsabili delle case editrici, è stato introdotto il tema del Porrajmos e il testo in questione è stato proposto, con l’obiettivo che, anche a seguito di un percorso di condivisione, possa essere introdotto all’interno dei libri, costituendo così parte di quella scoperta della memoria storica, così fondamentale per guardare al futuro senza il peso dei pregiudizi e delle discriminazioni.


Sinti e rom, le passeggiate della memoria

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Oltre 300 persone hanno partecipato alle passeggiate della memoria organizzate dalla Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, Sucar Drom, Università di Firenze e Associazione 21 Luglio, durante il progetto “RemAgainstDisc - Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination”, finanziato nell’ambito della Call CERV-2021-CITIZENS-REM della Commissione Europea.

Il progetto ha l’obiettivo di recuperare la memoria del genocidio da parte dei regimi nazifascisti di rom e sinti. Si stima che oltre 500.000 persone furono sterminate nei campi di concentramento nazisti.

Molti degli stereotipi dannosi utilizzati in quel periodo storico sono sopravvissuti nonostante l'avvento dei sistemi democratici.

Per far conoscere questa storia è stato aggiornato, ampliato e tradotto in inglese il primo museo virtuale della persecuzione e genocidio di rom e sinti, visitabile da questo link.

Una delle attività promosse riguardava le passeggiate della memoria, in alcuni luoghi simbolici di questa storia tragica. Le città scelte erano state Roma, Trieste, Mantova, Fossoli e Prignano Sulla Secchia, nelle quali rom e sinti italiani erano stati segregati e, in molti casi, deportati verso i campi di concentramento nazisti.

Luoghi che hanno dedicato a questa vicenda e a queste persone targhe (come nel caso di Roma e Prignano Sulla Secchia) o sculture come a Mantova o pietre di inciampo, come nel caso di Romano Held, musicista sinto/rom deportato nel 1944 a Dachau da Trieste.

Alle passeggiate hanno partecipato, oltre a persone adulte, anche molti studenti e studentesse delle scuole dei rispettivi territori, affinché siano le nuove generazioni a tramandare la memoria storica e fare in modo che quei pregiudizi e stereotipi non trovino più spazio nei nostri giorni.

RemAgainstDisc, abbiamo incontrato insegnanti, social workers e politici

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Nella vita delle persone rom e sinte, un peso importante, allo stato attuale, lo hanno alcune categorie di persone. Tra queste, sicuramente, vi sono gli insegnanti, gli assistenti sociali e i decisori politici. Nel loro quotidiano, infatti, sono tra coloro che, con il loro lavoro, possono favorire politiche di inclusione e di superamento degli stereotipi.

Gli insegnanti attraverso la promozione di politiche scolastiche che affrontino le discriminazioni istituzionali consente così di favorire il successo scolastico degli studenti. Gli assistenti sociali e le altre figure che operano in questo settore per poter garantire una valutazione più ampia sul benessere dei bambini rom e sinti. Nel caso dei decisori politici, invece, per promuovere una diversa politica abitativa e garantire il diritto alla casa delle persone rom e sinti, superando così i mega-campi presenti in alcune città italiane.

A tale scopo erano dedicati tre toolkit - prodotti nell’ambito del progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination), finanziato dal Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea - pubblicati la scorsa primavera.

A questa pubblicazione hanno fatto seguito diversi incontri di disseminazione che, in diverse città italiane, hanno visto i responsabili del progetto incontrare persone appartenenti a queste tre categorie professionali (in totale oltre 150). Gli incontri sono stati un momento di confronto e scambio sui toolkit e di attivazione di esperienze positive.

Un lavoro che, come molti altri output del progetto, andrà oltre il termine stabilito, potendo durare nel tempo e aiutando sempre più a sensibilizzare sul necessario superamento di ogni discriminazione contro le persone rom e sinte.